Dentro il turismo

Nuovi viaggi e linguaggi per ricominciare

L’estate è alle porte e dopo due anni, nonostante il conflitto in Ucraina ci stia facendo ripiombare nuovamente nell’incertezza, torniamo a viaggiare davvero. Ma con una nuova consapevolezza.

Ci siamo fermati e ora che ripartiamo non siamo più gli stessi, siamo cambiati ed è cambiata la prospettiva del futuro, sono diverse le aspettative, ma anche i desideri e le esigenze di viaggio.

Il Covid ci ha restituito un’identità più fragile, ma allo stesso tempo più sensibile e capace di ascoltarsi davvero. Torniamo a muoverci, ma non per consumare vacanze, ma per vivere esperienze e conoscere noi stessi, in una nuova dimensione.

Secondo un’analisi condotta da World Tourism Organization a inizio 2022, la ripresa del turismo potrebbe tornare ai livelli pre-pandemia entro l’inizio del 2023 e il comparto contribuire all’economia globale con un volume di affari di 8,6 trilioni di dollari, solo il 6,4% in meno del 2019.

La tendenza maturata in periodo Covid sembra tracciare il futuro del turismo, focalizzato sulla ricerca di sé, con mete più vicine a casa, immerse nella natura, dove poter fare attività all’aria aperta, godere di ritmi lenti e appaganti ed entrare in contatto con l’autenticità del luogo.

Questo cambiamento si traduce in scelte di soggiorni lunghi, preferibilmente in luoghi rurali o in tour on the road alla scoperta di borghi nascosti e poco battuti, angoli ricercati, piccoli tesori riservati a pochi conoscitori del territorio.

Il turista post Covid, dopo due anni, non vede l’ora di viaggiare e per farlo ha a disposizione budget ragguardevoli, che vuole investire in esperienze arricchenti anche dal punto di vista culturale, spirituale ed enogastronomico.

Il desiderio di rituffarsi in giro per il mondo però non deve ingannare: dopo l’esperienza di una pandemia, il turista prova emozioni contrastanti, dove la fiducia e la gioia cedono il passo a rassegnazione, incertezza, tristezza e paura, con un sentimento però che si fa strada al secondo posto, la speranza. In questo contesto di fragilità sarà l’accoglienza a fare la differenza, con un ruolo chiave per gli operatori, che ancora più di prima dovranno comprendere l’emotività dell’ospite e accoglierlo con maggiore riguardo, prendendosene cura come mai prima.

Ma non solo. Gli operatori dovranno puntare su una flessibilità ed elasticità dei servizi, sulla sostenibilità del soggiorno, mettendo in evidenza l’impegno concreto della struttura per l’ambiente, offrire informazioni verificate su esperienze collaterali al soggiorno come tour e outdoor, saper raccontare il luogo, le persone, la storia e le tradizioni della destinazione, anche a tavola. Un’accoglienza a tutto tondo, che fa dell’operatore non solo un generatore di servizi, ma uno storyteller di destinazione, capace di coinvolgere emotivamente l’ospite e favorire il suo ritorno.

L’Italia rimarrà prima fra le mete preferite dai paesi nordeuropei. La domanda verrà soprattutto da qui (Finlandia, Norvegia, Svezia, Danimarca, Islanda), per mete dove praticare outdoor e strutture che hanno implementato azioni di sostenibilità, integrate con il territorio e l’offerta artigianale ed enogastronomica locale. Rimane altissima la domanda dal mercato tedesco, sempre molto interessante e molto forte per l’Italia.

Il 70% dei potenziali turisti ritiene di avere la possibilità economica di viaggiare, ma cerca maggiore flessibilità nelle tariffe e nelle disdette/prenotazioni. Nella pandemia c’è stata maggiore flessibilità da parte degli albergatori e degli operatori turistici in genere, sorpassando ad esempio la politica del minimum stay. Oggi le politiche di revenue management sul ricettivo si stanno riassestando. Non sarà più tutto come prima della pandemia e non sarà nemmeno tutto come durante la pandemia. Staremo a vedere. Registriamo una dialettica che vede le destinazioni spingere gli operatori verso politiche più aperte e flessibili sulle prenotazioni e le cancellazioni; e gli operatori che in parte, anche correttamente dal canto loro, stanno nuovamente applicando le vecchie logiche. Insomma, la partita non è affatto chiusa.

Come viaggeremo? Aumenta, anche nelle fasce alto-spendenti, la richiesta di viaggi in treno e viaggi ecologici rispetto agli aerei, soprattutto per piccole distanze. In alcune località, dove il treno effettua percorsi panoramici, nel 2021 hanno dovuto incrementare il numero dei treni rispetto al 2019.

Le agenzie di viaggio non scompariranno, ma saranno sempre più piccole e con proposte verticali e specializzate su una tipologia di prodotto (es. natura, outdoor), anche perché dal 2021 si registra una forte ripresa delle prenotazioni online, con un ruolo sempre più importante del sito, oggi più che mai, con i canali social, parte integrante del neverending tourism, collettore di storie, informazioni ed esperienze del territorio. Per raccontare non solo un soggiorno confortevole in un bel posto, ma un rifugio dallo stress, dalla mondanità, dalla paura, in poche parole, una storia all inclusive.

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